Visitare Expo 2015. La mia esperienza

Cari lettori, oggi voglio – finalmente! direte voi, dato che è da qualche settimana che vi prometto che avrei pubblicato un articolo a riguardo!! – raccontarvi la mia visita al grande evento che si tiene in Italia quest’anno, l’Expo 2015 di Milano. Da buon amante del cibo (italiano ed etnico) e delle culture degli altri popoli come sono, non potevo fare un salto a questa manifestazione…  del resto il tema, “riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri”, rispecchia esattamente la mia idea di stile di vita virtuoso e consapevole. La mia compagna ed io ci siamo stati due volte: un “antipasto” di quello che ci aspettava con il biglietto serale, venerdì 28 agosto, e poi l’indomani, sabato, tutto il giorno.

Expo 2015 comincia comunque già nel centro di Milano (metropoli che mi piace molto e che non visitavo da quattro anni), con l’atmosfera che si respira in città, grazie a cartelloni pubblicitari, stand temporanei (l’Expo Gate, in Via Beltrami, di fronte al Castello Sforzesco), strade allestite per l’occasione (ai lati di Corso Vittorio Emanuele e Via Dante si trovano le bandiere dei Paesi partecipanti) e la quinta aerea tematica, Arts & Foods, allestita alla Triennale di Milano.

Arrivare al sito espositivo è facile: la viabilità è ottima se si sceglie di raggiungerlo in metropolitana (linea M1 rossa, 25 minuti circa dal Duomo) o treno, direttamente collegati con l’accesso Ovest Florenza; e anche per entrare le code ai controlli e ai tornelli d’ingresso sono abbastanza scorrevoli (però partite con il biglietto di entrata in tasca, perché, al contrario, le file alle biglietterie sono notevoli e il prezzo maggiorato, causa prevendita). Una volta dentro, una lunga passerella ci introduce al piazzale principale, con il Padiglione Zero (ahimé, da noi non visitato per l’eccessivo afflusso di gente… a questo proposito, evitate, se potete, di visitare Expo nel weekend), , l’Expo Centre e, nel piazzale, le statue di Dante Ferretti alte tre metri e mezzo e realizzate con prodotti ortofrutticoli, pesci, uccelli, sullo stile dell’Arcimboldo. Lungo il Decumeno, la via principale, lunga un chilometro e mezzo, si affacciano gli spazi espositivi dei Paesi (centoquarantacinque totali, autonomi o raggruppati in cluster, più tre Organizzazioni Internazionali, le Organizzazioni della Società Civile e vari Corporate) e, in mezzo, banchi con cibo, sempre del Ferretti, talmente realistici da sembrare veri; mentre sul Cardo, lungo circa 350 metri, si affaccia l’area espositiva italiana, con Comuni, Province e Regioni. Tutt’intorno, il sito è circondato da un canale lungo circa quattro chilometri e mezzo, come se fosse un’isola.

La nostra “politica” è stata quella di evitare i padiglioni con file eccessive, e di visitare quelli dove l’ingresso era libero o la coda scorrevole, per non perdere troppo tempo e cercare di vedere il più possibile (alla fine, i padiglioni da noi visitati sono stati trentotto). La visita ai vari cluster si rivela molto interessante (noi ne abbiamo visitati sei su nove): i padiglioni, raccolti in piccoli “villaggi” sparsi per il sito, sono piccoli, non vi sono code e ogni Paese sviluppa una sua propria interpretazione del tema di Expo, oltre che presentare la propria cultura, i propri costumi, il proprio artigianato, la propria storia, tramite la tradizione agroalimentare che più li caratterizza. In mattinata abbiamo anche visto, tra gli altri, il padiglione di Lituania (dove si possono gustare formaggi di alta qualità, pancake, pane di segale, torte tradizionali e molti altri prodotti tipici, e apprezzare la bellezza dei tanti oggetti artigianali fatti con materiali naturali come lino, lana, legno, argilla, ambra), Romania (piccolo e molto carino, in legno e vetro e circondata da un ampio giardino), Francia (si entra da un labirinto-giardino, che riproduce tre paesaggi agricoli, e si arriva un’ampia grotta, con la volta interamente ricoperta di vegetazione, con prodotti tipici francesi e utensili per la cucina) e la Cascina Triulza, nella quale hanno sede vari mercati di artigianato.

A metà giornata, dopo aver pranzato con un bel riso alle verdure al Padiglione Basmati nel cluster del riso (alla modica cifra di € 6!) abbiamo fatto un giro nel Future Food District, il “supermercato del futuro”, una delle cinque aree tematiche presenti: la maggiore novità sta nel visualizzare le informazioni su un prodotto soltanto toccandolo, così che esso possa raccontare sé stesso, la sua storia, dalla produzione alla vendita. Padiglione interessante, assolutamente da visitare e con pochissima attesa. Subito dopo, avevamo prenotato il padiglione della Svizzera, forse quello più interessante ed educativo: costituito da quattro torri colme di generi alimentari locali dai quali il visitatore potrà attingere fino a che si esauriranno, il suo concept ci fa (o dovrebbe, almeno) riflettere sulla scarsità delle risorse alimentari nel mondo e mostra l’altra faccia dell’abbondanza. La Slovenia, per la quale abbiamo fatto più coda (mezz’ora circa, comunque, sostenibile) presenta con un padiglione a forma di piramide mossa, diviso in cinque sezioni che ricordano la composizione del terreno sloveno, con paesaggi che vanno dalle montagne alpine alle pianure pannoniche, dai colli del Mediterraneo e alle aree coltivate, fino a un labirinto sotterraneo composto dalle grotte carsiche. Non perdete la camminata a piedi nudi sulla sabbia… dolce pedicure dopo ore di camminata!!

Cena alle 21 circa, nel ristorante turkmeno (menù fisso a € 22, a mio parere ne vale la pena, le specialità tipiche sono ottime) e poi lo spettacolo dell’Albero della Vita, alle 22, già visto da noi il venerdì sera… dodici minuti imperdibili!! E, mentre venivamo via, intorno alle 23.30… abbiamo scoperto che il sempre affollatissimo padiglione del Nepal ha accesso anche da chiuso, è infatti possibile visitarlo tutt’intorno! E chi se lo è fatto scappare, non perdetelo nemmeno voi, ok?

Alcuni consigli pratici, prima di chiudere: intanto, se ne avete la possibilità, fate come noi e dividete la visita in almeno due volte, magari una serale (il biglietto d’ingresso è a soli € 5 e inoltre potrete godere della suggestiva atmosfera notturna e del magnifico spettacolo dell’Albero della Vita); non partite da casa dicendo “voglio vedere questo, poi questo, poi andiamo a…” perché, causa file a volte di ore, non è possibile fare un programma prestabilito: date la precedenza ai padiglioni dove c’è meno fila o si entra senza aspettare, potrebbero rivelarsi gradite sorprese (un esempio su tutti, il padiglione del Turkmenistan, che si rivela uno dei più belli e interessanti culturalmente parlando, a mio avviso). Avviso per gli amanti delle degustazioni: scordatevi di assaggiare qualcosa gratis, si paga qualsiasi cosa, spesa minima € 1 per i dolcetti tipici della Lituania! unica pecca, a mio avviso: quasi tutti i padiglioni chiudono troppo presto, alle 21 circa; rimangono da vedere, dopo quell’ora, lo spettacolo dell’Albero della Vita (l’ultimo è alle 22), mentre alcuni padiglioni propongono comunque spettacoli e musica disco.

Per tutte le informazioni necessarie a preparare al meglio la vostra visita, andate sul sito www.expo2015.org/it… vi consiglio di prepararvi un minimo, sia per capire meglio ciò che ci aspetta, sia per non perdere tempo durante la visita… a tal proposito, potrebbe esservi utile la seguente guida ai servizi di Expo 2015.

Inoltre approfittatene per visitare anche la città, che non è solo moda e affari: Milano offre il Pirellone, il Duomo e la Scala, collegati dalla galleria Vittorio Emanuele, la torre Velasca, il castello Sforzesco, la basilica di Sant’Ambrogio, l’atmosfera bohémienne del quartiere di Brera, i Navigli, riqualificati per l’occasione… cos’altro dimentico?

Vi lascio con un dubbio: servirà tutto questo ad educare il visitatore, a dargli maggiore consapevolezza su cosa mangiare, su come salvare il nostro Pianeta? Personalmente, ne dubito: ho avuto l’impressione che molti dei visitatori pensassero di essere a qualche fiera paesana o in un immenso luna park, piuttosto che in luogo “educativo”, “didattico”, dal quale portare via nuove consapevolezze, spunti di riflessione e di educazione personale su cosa fare, in piccolo, per aiutare il Pianeta. Quale eredità ci lascerà Expo 2015? Alcuni precedenti non sono incoraggianti: gli stadi costruiti per i Mondiali di calcio di Italia ’90 o sono già stati demoliti, come Torino, o sono delle “cattedrali nel deserto”, come Bari; o gli impianti dell’Olimpiade 2006 a Torino, abbandonati a loro stessi… ah, stavo per dimenticarmi la Città dello sport a Tor Vergata, Roma, cominciata e mai terminata. Se così fosse, allora tutta questa iniziativa sarà stata solo un inutile spreco di risorse economiche e materiali.

Spero che il mio racconto vi sarà utile! Per quanto mi riguarda, io vi dico… visitate Expo 2015!! È un’esperienza da fare! Affrettatevi, alla chiusura manca ormai poco un mese… e preparatevi ad avere un po’ di mal di gambe il giorno dopo!!

Vi diamo appuntamento alla prossima settimana con la seconda puntata de La veglia di Kurt! Non mancate!

info su Gabriele

Nessun commento

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>